Maurizio Nicolosi: un catanese tra cinema, tv e teatro

«La mia è una famiglia numerosa: ho 7 fratelli e una sorella. Con loro, fin da piccolo, andavo quasi ogni giorno a vedere le pellicole. Amavo il cinema, ma il mio interesse principale era il calcio: giocavo nella squadra giovanile del Catania con ottimi risultati. Un giorno un mio amico, Nicola Conticello, mi disse che avevo la faccia da cinema e piano piano mi convinse a entrare in quel mondo che vedevo solo da fuori». Così si racconta Maurizio Nicolosi, catanese doc e attore da mezzo secolo, il cui debutto fu nel 1994, ne “Le buttane” diretto da Aurelio Grimaldi. Un percorso cinematografico il suo fatto di film importanti e impegnati tra cui, per citarne solo alcuni: “Ginostra” per la regia di Manuel Pradal; “La lupa” (di Gabriele Lavia); “Tra due mondi” con Michele Placido per la regia di Fabio Conversi; “Vipera” di Sergio Citti, con Harvey Keitel e Giancarlo Giannini; “Salvatore – Questa è la vita”; “L’uomo di vetro” di Stefano Incerti. Il curriculum di Maurizio Nicolosi è arricchito anche da cortometraggi e produzioni televisive come “La Piovra”, con Michele Placido, a partire del 1997 e numerose fiction poliziesche come “Il capo dei capi” (nel 2007), “Squadra antimafia – Palermo oggi” (2009), “Un caso di coscienza 5” e “Il Giudice Mastrangelo”. Tante le sue interpretazioni a teatro tra cui “Il giorno della Civetta” in cui ha per 4 anni interpretato il ruolo di Parrineddu e “A ciascuno il suo”, entrambi tratti da romanzi di Sciascia con la regia di Fabrizio Catalano.
Una carriera quella di Maurizio Nicolosi mai improvvisata: «Quando mi resi conto che quella della recitazione era la strada che volevo intraprendere, mi misi immediatamente a studiare – afferma – ancora oggi, a 50 anni, continuo a perfezionarmi. Solo con una preparazione approfondita si può avere conoscenza di ciò che si fa. La mia è una professione molto particolare: molti sono i bravi attori poco popolari e, tanti quelli molto noti al pubblico ma poco preparati, in quanto costruiti ad hoc da uffici stampa, riviste, giornali – continua – io preferisco rimanere terrestre e splendere non di luce riflessa, rimanendo piuttosto me stesso. Ancora oggi non dimentico l’insegnamento di mio padre: “Tutto quello che fai da grande lo impari da bambino”. E io da piccolo ho assorbito e rubato ai miei genitori e fratelli il meglio di loro e ancora oggi cerco di essere una spugna nella vita e nella mia professione, perché ciò che conta è imparare giorno per giorno da tutti e non sentirsi mai arrivato».
A cosa ti stai dedicando attualmente?
«Sto lavorando a uno spettacolo teatrale “Un seculu di storia sutta i peri”, regia di Emanuela Pistone. È una ricerca popolare, un recital di testi di Martoglio, Buttitta, Pippo Fava, Guastella, Pitre, Maria Campagna e Carmelo Vassallo con Domenico Gennaro, Puccio Castrogiovanni, Eleonora Bordonaro, e con musiche dal vivo da brani di Rosa Balistreri. Amo il teatro per l’immediatezza con il pubblico, per il gioco di squadra con i colleghi e per l’adrenalina pulita che mi regala: ogni sera vivo sempre l’emozione del debutto».
Come giudichi la tv di adesso?
«Molti prodotti non sono più di qualità: prima si girava senza fretta, con tempi di “maturazione” adeguati. Oggi vengono girate scene in pochi minuti a discapito della qualità».
Una persona a cui ti ispiri?
«Turi Ferro, icona del teatro, del cinema e dello spettacolo in generale, un esempio che ha fatto della qualità un modus operandi»
Un sogno nel tuo cassetto?
«Mi piacerebbe aiutare i tanti giovani registi talentuosi ad affermarsi, in modo da offrire al pubblico prodotti nuovi e qualitativamente degni».
Cosa suggerisci a chi vorrebbe diventare attore?
«Di studiare, in primis per sé stessi, perché non si può costruire un palazzo di dieci piani senza solide fondamenta».
Restando nell’ambito della recitazione, la tua Catania, nella quale ti sei di nuovo trasferito, è una fucina di talenti?
«Decisamente sì, c’è moltissimo fermento. Peccato che manchi poi chi produca».
Il calcio nel tuo passato, ma anche nel tuo presente visto che giochi nella Nazionale Attori e Cantanti?
«Questa mia partecipazione è un bel modo per fare solidarietà, per sensibilizzare la gente sul tema della sicurezza stradale, in modo goliardico, tornando ragazzini sul rettangolo di gioco. E per quanto concerne la sicurezza stradale ciò che conta è non fare mai guidare il nostro direttore sportivo Giovanni Calì», conclude scherzosamente.

       

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